suor Rosaemilia

Suore elisabettine

Elena Bedore



Nata a Saletto di Vigodarzere (Padova) il 21 febbraio 1928, era entrata tra le elisabettine nel 1945 e aveva fatto la professione religiosa nel 1948.

Visse la missione elisabettina come infermiera, prima a Trieste (ospedale Maggiore e Maddalena) poi a Padova, nella comunità dell’ospedale civile, delle Cliniche Riunite Da Monte, partecipando dei vari movimenti avvenuti nella comunità dell’ospedale fino all’uscita dalla struttura in seguito dell’ingresso in ruolo delle suore (31 dicembre 1976). A Padova fu infermiera, caposala, monitrice e segretaria della scuola convitto per infermieri generici, collaborando in modo significativo alla formazione di infermieri attenti alla persona, alla deontologia del servizio medico-infermieristico. Fu stimata da medici e operatori sanitari che nel momento del suo pensionamento avvertirono un grande vuoto.

Dal 1976 al 1979 ricoprì anche il ruolo di consigliera della provincia religiosa di Padova.

Dal 1983 si aprì per lei un campo nuovo: mettere a disposizione le sue competenze infermieristiche e relazionali nella pastorale parrocchiale e assistenziale. Per tre anni fu a Cocconato (Asti), poi all’Istituto Serafico di Assisi (Perugia): in queste comunità ricoprì anche il ruolo di superiora della comunità; quindi nella comunità parrocchiale “San Domenico” a Crotone.

Dopo un periodo di malattia trascorso nell’infermeria di Casa Madre, visse altre tappe apostoliche: nella casa di riposo “San Giuseppe” a Galluzzo-Firenze, nella comunità parrocchiale a Reggio Calabria, ancora in Piemonte a San Candido di Murisengo (Alessandria), alla casa del clero a Padova.

Le sue energie andavano progressivamente diminuendo e così nel 2011 passò nella casa soggiorno “E. Vendramini” all’Arcella-Padova e vi rimase fino a quando la malattia non la visitò in modo importante per cui nel 2014 si rese necessario il trasferimento nell’infermeria “Regina Apostolorum” a Taggì di Sotto (Padova).

Questi dieci anni di degenza furono per lei ricchi di esperienze fraterne e di progressiva accettazione dei limiti fisici - lei sempre intraprendente e creativa – e di abbandono nelle mani del Padre, preparandosi al grande incontro, avvenuto proprio nei primi vespri della solennità del “Sacro Cuore” cui era particolarmente devota.

Ricordiamo con riconoscenza la sua finezza d’animo, la sua sensibilità apostolica, la sua apertura alle problematiche sociali, pedagogiche, ecclesiali che metteva volentieri a servizio di chi incontrava e nei gruppi di discussione.

Accompagnata dalle nostre preghiere di suffragio suor Rosaemilia possa ora contemplare il volto splendente del Signore Gesù.

Siamo grate a quanti l’hanno accompagnata in questi lunghi anni di purificazione.



 

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