Gina Zanon
Nata a Villa del Conte (Padova) il 7 dicembre 1929, era entrata nella famiglia elisabettina nel 1950 e aveva fatto la professione religiosa nel 1952.
Dopo due anni di servizio come guardarobiera nell’ospedale di Oderzo (Treviso) e come educatrice per alcuni mesi all’istituto Bettini di Ponte di Brenta, nel 1954 partì missionaria per la Libia dove spese le sue migliori energie di insegnante nell’asilo di Tammina, per quattordici anni, e poi a Misurata nell’asilo “E. Vendramini” (in Libia fece anche la professione perpetua). Qui visse la drammatica esperienza dell’espulsione – come per tutti gli italiani – dopo il colpo di stato nel 1970, costretta a distruggere i segni religiosi prima della partenza insieme alle sue consorelle.
Rientrata in Italia, visse il suo impegno educativo e pastorale a Catanzaro, nella scuola materna “Santa Croce” e a Badia a Settimo, anche superiora della comunità.
Nel 1977, dopo un periodo di servizio al sanatorio “E. Vendramini” di Roma, passò a Ripapersico (Ferrara) e a Baruchella (Rovigo). Dal 1985 al 2006 visse una lunga stagione a Dogato (Ferrara), dove spese tutte le sue ultime energie con passione apostolica tra la gente e a sostegno di tutte le attività parrocchiali, fino al ritiro della comunità religiosa. Le persone di Dogato furono sempre una presenza viva nel suo cuore, mantenendo con esse intensi rapporti anche nel tempo del riposo.
Dopo un anno come collaboratrice di comunità a Masi (Rovigo), quando ormai la salute andava indebolendosi, ma non andava spegnendosi la sua energia spirituale, passò nella comunità presso il monastero “Santa Chiara” a Montegrotto (Padova).
Nel 2021, con la chiusura della comunità, fu trasferita nell’infermeria “Beata Elisabetta” a Taggì di Sotto (Padova) e continuò ad essere “apostola” tra le consorelle ospiti come lei, accettando il progredire della malattia con serenità e abbandono.
Nei primi giorni del 2025 andò lentamente incontro al Signore, incontro avvenuto nella serata del 3 gennaio, assistita amorevolmente dalle consorelle e dal personale infermieristico che ringraziamo.
Portiamo in cuore suor Rosastella come sorella gioiosa, serena, entusiasta per la vita consacrata, capace di donare, anche ciò che la sua ricca manualità produceva, sfidando i limiti posti dalla malattia; capace, soprattutto nel periodo del ricovero in infermeria, di riconoscenza per quanto riceveva e per come era assistita (era solita dire alle consorelle che le telefonavano: qui siamo in un albergo a cinque stelle!).
Vivi nella gioia, cara suor Rosastella, ora che hai raggiunto il tuo Signore!