Giulia Perin
Originaria di Pordenone - era nata a Vallenoncello il21 gennaio 1927 - era entrata nella famiglia elisabettina nel 1947 e aveva fatto la professione nel 1950.
Per alcuni anni visse la missione elisabettina come assistente di scuola materna a Taggì di Sotto (Padova) nella scuola annessa alla casa di riposo per suore anziane, a Veggiano (Padova), a Caselle di Santa Maria di Sala (Venezia), all’istituto “Caenazzo” di Badia Polesine (Rovigo), nella scuola materna a San Carlo-Padova. Nel 1958 fu per cinque anni impiegata all’Opera Antoniana – Padova, attività interrotta per importanti problemi di salute.
Completamente ristabilita, fu assunta come impiegata nel sanatorio "G. Ciaccio" – Catanzaro.
Nel 1970 iniziò il suo spendersi come insegnante di scuola elementare all’Istituto "Bettini" - Ponte di Brenta – Padova e dal 1984a Pordenone, all’Istituto "E. Vendramini" – Pordenone. Appassionata, competente, attenta ad un continuo aggiornamento professionale, vicina ai bambini maggiormente in difficoltà, senza abbandonare la sua passione per il ricamo.
Concluso il servizio di insegnante, rimase presenza significativa nella scuola come assistente e sostegno nel doposcuola.
Nel 2003 lasciò con dispiacere Pordenone, la sua terra, e fu tra le suore che aprirono una comunità presso il monastero "S. Chiara" a Montegrotto Terme (Padova), per accogliere suore a riposo e collaboratrici nelle attività della parrocchia.
La sua passione per il ricamo la portò nei tempi liberi dal servizio di portineria a contagiare ragazzine e persone adulte, che frequentavano il monastero per apprendere l’arte del ricamo, da lei trasmessa con pazienza, creatività e… con un sorriso che conquistava insieme a una parola ispirata al vangelo. Ma anche la comunità – e non solo - fu rallegrata da molte tovaglie, copritavolo, salviette… ricamati a punto croce da lei industriosamente confezionati.
Neldicembre del 2017, dopo un ricovero ospedaliero importante fu trasferita nell’infermeria “Beata Elisabetta” a Taggì di Sotto (Padova).
Fu, questo periodo, ricco di esperienze condivise con le altre sorelle ammalate, nel dedicarsi alla preghiera, alle relazioni fraterne, accettando progressivamente il suo stato di infermità, valorizzandolo come opportuna preparazione all’incontro con il Signore. Lui venne oggi, e la trovò con la lampada accesa alimentata da tanta dedizione testimoniata in tutti questi anni con discrezione, silenzio, cordialità.
Vivi in Dio, suor Palmarosa, noi ti accompagniamo con la nostra preghiera di suffragio.
Grazie alle consorelle e al personale che l’hanno assistita in tutti questi anni.