Eletta Maria Cappelletti
Originaria di Tortoreto Alto (Teramo), dove era nata il 4 novembre 1929, era entrata, terza delle sue sorelle suor Lucilliana e suor Odina, nella famiglia elisabettina nel 1950 e nel 1953 aveva fatto la professione. Disponibile a tutto, visse la missione elisabettina prevalentemente come cuoca in diverse scuole materne parrocchiali e in comunità elisabettine. Fu a Cantarana (Treviso), Canda (Rovigo), Garda (Verona) Caneva di Sacile e Morsano al Tagliamento (Pordenone). Ovunque era presenza cordiale tra la gente. Dal 1985 al 1991 fu a Trieste nella “Casa dei Bambini” dove al servizio in cucina poté associare con passione il servizio agli anziani della parrocchia “Sacro Cuore” inserita nel gruppo di Fraternitas, costituito da volontari chehanno apprezzato l’amore con cui assisteva nel corpo e nello spirito gli anziani da lei visitati(dalla lettera del parroco alla sua partenza inviata alla superiora provinciale). Passò poi a servire le consorelle elisabettine nella casa di soggiorno “S. Elisabetta” a Lavarone (Trento), donando a tutte, accoglienza, sorriso e la competenza di cuoca. Nel 2003 un passaggio importante: trasferita a Roma nella comunità “Elisabetta Vendramini”, impegnò le sue risorse a servizio della comunità e delle suore che sostavano al Vendramini durante soggiorni di formazione o altro nella Capitale. Nel 2014 la malattia la visitò in modo importante e rese necessario il trasferimento nell’infermeria di Casa Madre. Con le consorelle ammalate nel novembre 2017 passò a Taggì di Sotto nell’infermeria “Beata Elisabetta” vivendo le fasi della malattia con serena accettazione e preparandosi con edificante consapevolezza e riconoscenza all’incontro con il Signore. Lui venne ad incontrarla nel cuore della notte di oggi 21 febbraio: la trovò pronta con la lampada accesa aprendole l’ingresso nella sala delle nozze. Ricordiamo tutte la sua disponibilità al servizio, la sua attenzione a chi era nel bisogno, il suo amore alla famiglia religiosa e alla vita comunitaria, e soprattutto resta preziosa eredità il periodo di degenza nell’infermeria, riconoscente per quanto riceveva e capace di portare la sofferenza per i bisogni della Chiesa e del mondo. A lei il nostro grazie e per lei la preghiera di suffragio. Il Signore l’accolga tra le sue braccia. Un sentimento di gratitudine alle consorelle e al personale sanitario per come l’hanno accompagnata e assistita. |