sr Chiarafrancesca

Suore elisabettine

Giuseppina Magnan


 
Oggi, 17 ottobre 2016, è tornata alla Casa del Padre


anni 82

Casa Madre - Padova

Nata a Mansuè (Treviso) il 19 novembre 1933, era entrata della nostra famiglia nel 1952 ed aveva fatto la prima professione nel 1954.

Il servizio come dispensiera e cuoca nell’ospedale maggiore e nel seminario vescovile di Trieste, e poi nel Collegio “Murialdo” ad Albano Laziale fu il trampolino di lancio per essere inviata come missionaria in Egitto nel 1958 ancor prima della professione perpetua. Conseguito il diploma di infermiera generica, espresse la sua passione verso la persona ammalata e la sua attenzione al povero nell’ospedale copto al Cairo, nel dispensario di Tawirat, di Gehena, di Maghagha, nella comunità “San Giuseppe” al Cairo, irradiando ovunque la carità di Cristo.

Come superiora di comunità aveva l’arte dell’ascolto, dell’incoraggiamento, contagiando soprattutto le giovani in formazione a vivere il carisma di Elisabetta Vendramini.

Solo la malattia fermò la sua itineranza missionaria, per cui nel 2009 accettò, non senza sofferenza, il rientro in Italia, accolta nella Comunità di accoglienza delle suore in Casa Madre.

Trasferita quasi subito nell’infermeria, fu missionaria tra le sorelle ammalate, prestandosi in piccoli servizi e facilitando le loro relazioni con parenti e amici anche attraverso l’uso del computer e della posta elettronica. Ma aveva sempre la terra di Egitto nel cuore, mantenendo le adozioni a distanza per famiglie bisognose e facendosi promotrice in Italia di solidarietà.

Per il suo carattere volitivo e deciso, resistente alla fatica e al sacrificio, le fu difficile accogliere la non autosufficienza, non volendo essere di disturbo alle persone che si prendevano cura di lei.

Ma dopo tanta sofferenza, si è posta nelle mani di Dio accettando la sua volontà e andando serenamente incontro a lui.

Ha lasciato in chi l’ha conosciuta un ricordo dolce e piacevole di sorella innamorata del Signore e dei suoi poveri. Gliene siamo grate, così come a tutte coloro che l’hanno accompagnata e assistita con cura amorosa.
 

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