sr Rinalda

Suore elisabettine

Ester Ramanzin


 

Nella vigilia della domenica, il 9 febbraio 2019, la nostra sorella

suor Rinalda Ramanzin

è andata a celebrare la pasqua del Signore all’età di 99 anni.

Era nata a Noventa Vicentina il giorno 1 ottobre 1919 ed era entrata nella famiglia elisabettina nel 1942. Dopo la prima professione (1945), fu inviata a istruire in taglio e cucito le giovani in diverse comunità parrocchiali, formandole anche al senso della vita e all’impegno nella vita cristiana: nel Pensionato universitario "Domus Laetitiae" a Padova, nell’asilo di Carmignano d'Este (Padova), di Tresanti di Montespertoli (Firenze), di Perarolo (Padova), di Taggì di Sotto (Padova) e di Sopra (dove fu anche superiora), di Dardago (Pordenone), di Montefelcino (Pesaro Urbino). Nel 1978, concluse le attività di taglio e cucito, fu collaboratrice di comunità nell’asilo di Canaro (Rovigo) e quindi incaricata del guardaroba là dove c’era bisogno del suo aiuto: nel sanatorio infantile "E. Vendramini" a Roma, nella casa di riposo "E. Vendramini" a Firenze, presso il seminario vescovile a Rovigo, nella casa di riposo a Pomponesco, nella comunità presso la parrocchia "S. Cuore" a Venezia – Mestre, ancora nella casa di riposo "E. Vendramini" a Firenze.

Dal 2001 al 2009 visse il tempo del riposo offrendo la sua collaborazione nella comunità di suore a riposo a Venezia-Lido. Poi, il declino delle sue energie e la necessità di entrare nell’infermeria “Don Luigi Maran” a Taggì di Sotto.

Fu il tempo del riposo spirituale e della cura di una vita di relazione con le consorelle più di lei bisognose di aiuto, di un sorriso, di buon umore.

In questi ultimi tempi la sua salute si rivelò sempre più precaria e a fasi alterne bisognosa di assidua assistenza. Suor Rinalda accettò questo con la capacità di abbandono e di riconoscenza che l’aveva sempre caratterizzata.

Chi l’ha conosciuta ricorda volentieri la sua competenza di sarta, la capacità di dono, di collaborazione e di attenzione ai vari bisogni della comunità, l’attenzione ai problemi del mondo che affidava al Signore nella sua preghiera, la cura per la vita spirituale preparandosi consapevolmente all’incontro con il suo Signore.

Le siamo grate per la sua testimonianza di vita elisabettina e sempre riconoscenti a tutte le persone che in questi anni di permanenza nell’infermeria di Taggì le sono state vicine come buone samaritane.


 

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